Le reazioni al disarmo
Le reazioni al disarmo dell'Irlanda avvenuto nel 2005 con un comunicato ufficiale e lo smantellamento tramite commissione indipendente.
Mentre gli abitanti di Belfast e delle sei contee sono spettatori passivi e spaventati della faida fra le organizzazioni paramilitari lealiste dell’UVF e dell’LVF, faida che ha già causato la morte di alcune persone, la storica decisione assunta dall’Army Council dell’IRA riguardante la cessazione della lotta armata ha destato le reazioni di tutti coloro coinvolti nello sviluppo del peace-process nordirlandese.
Il British Prime Minister, Tony Blair, ha definito tale scelta come un atto di magnitudine senza precedenti, sottolineando il fatto che il tempo in cui la pace debba sostituire la guerra è finalmente giunto e che in tal modo in Irlanda del Nord la politica prende il posto del terrore. Aggiunge, poi, che la fine della lotta armata dell’IRA getta le basi per rivitalizzare le istituzioni politiche delle sei contee (ancora governate dal Direct Rule di Westminster, nda) e favorire lo sviluppo dei dettami sanciti dal Good Friday Agreement del 1998.
Il parere dell’Independent Monitoring Commission (Imc), l’organismo britannico incaricato di ‘monitorare’ le attività dell’Esercito repubblicano irlandese, ha avuto un ruolo cruciale. Le relazioni della commissione fanno notare come l’Ira sia cambiata radicalmente e alcune strutture siano state smantellate in maniera definitiva, a tal punto da non essere più in grado di sostenere una campagna militare. Emerge chiaramente che l’Irish Republican Army non ha più alcuna intenzione di fare ricorso alla violenza e che i pochi membri coinvolti in attività criminali agiscono senza il beneplacito dell’organizzazione.
Reazioni
In quanto al disarmo. Dagli uffici di Savastopol Street, quartier generale del Sinn Fèin a West Belfast, Gerry Adams, Presidente del partito, rappresenta la svolta epocale dell’Irish Republican Army come la più grande opportunità che l’intero movimento nazionalista e repubblicano abbia mai avuto, ma anche come l’iniziativa più coraggiosa mai presa dal medesimo; inoltre prende atto della enorme responsabilità gravante adesso sul suo partito:
E’ tempo di rendere la libertà dell’Irlanda una realtà; chiedo a tutti gli Irlandesi nazionalisti e repubblicani, inclusi tutti coloro che hanno mostrato dedizione e sacrificio, come i Volontari dell’IRA, di dedicare tutte le loro energie, tutto il loro coraggio e tutto il loro indubitabile talento nella costruzione di una nuova Irlanda, finalmente libera.
Danny Morrison, Publicity Director del Sinn Fèin ed altra figura storica del movimento repubblicano, si mostra più cauto e si dice alquanto scettico su quanto saranno disposti al compromesso gli Unionisti: l’IRA ha compiuto il passo che doveva compiere, ma ora vi è il rischio oggettivo di non avere nulla in cambio, se gli Unionisti continueranno a rifiutare il dialogo. Invece feroci critiche piovono sulla leadership dell’IRA e sul Sinn Fèin da parte di Ruari O Bradaigh, colui che precedette Adams alla presidenza del partito e che sempre tale partito, da dissidente, abbandonò per formare il Republican Sinn Fèin: egli ha definito la dichiarazione dell’IRA come un completo allontanamento e come un tradimento di quei principi repubblicani che hanno ispirato il movimento per decenni, in favore di un progressivo assorbimento nel sistema Inglese.
Il Taoiseach Irlandese, Bertie Ahern, ed il Presidente degli Stati Uniti, George Bush, si sono entrambi dichiarati soddisfatti e concordi sul fatto che adesso l’IRA dovrà suggellare le parole del comunicato con dei fatti inequivocabili, per rendere ancor più manifesto l’impegno nel processo di pace. Come sempre, va giù duro il leader del Democratic Unionist Party, Rev Ian Paisley: Noi giudicheremo la buona fede dell’IRA nei prossimi mesi e, se occorrerà, nei prossimi anni, in base ai comportamenti ed alle attività che gli attuali membri dell’organizzazione metteranno in atto. Persino nel comunicato ufficiale non è stata espressamente dichiarata la cessazione di quelle attività che tanti milioni di sterline fanno entrare nelle casse dell’intera organizzazione; inoltre, non è stata fornita alcuna prova riguardo al fatto che tutte le armi siano state messe fuori uso.
Per tutti questi motivi, noi non glorifichiamo e non ci esaltiamo per tale atto compiuto dall’IRA: rimaniamo fermi sulle nostre posizioni e valuteremo adesso le risposte da parte del Governo Inglese e le conseguenze che queste avranno sul processo politico nordirlandese. Alquanto sorprendenti le dichiarazioni rilasciate da David Irvine ad un cronista del Belfast Telegraph. Irvine, leader del Progressive Unionist Party, partito considerato a ragione il vero e proprio braccio politico dell’UVF, nonostante sia stato negli ultimi tempi fortemente sotto pressione a causa delle sopra citate tensioni tra gruppi paramilitari protestanti rivali, ha detto che vi sono tre punti molto positivi nella assunzione di tale decisione da parte dell’IRA: in primis, che essa risulta molto chiara e non ambigua come le precedenti; secondo, che è stata spontanea e non successiva a concessioni o comunque ad iniziative del Governo e, ad ultimo, che sta a significare che la guerra è finita.
Notevole anche il commento di Papa Benedetto XVI, che dal Vaticano, ha salutato con gioia la fine dell’attività militare dell’IRA, rivolgendosi non solo a tutti i cattolici d’Irlanda, ma all’intera popolazione delle sei contee, e richiamando alla memoria lo storico discorso che Papa Giovanni Paolo II tenne a Drogheda, proprio al confine fra la Repubblica e Nord Irlanda, nel 1979. In generale il popolo delle sei contee ha accolto con gioia la notizia, ma non poteva andare diversamente: la voglia di pace è tanta, soprattutto in questo periodo, in cui le gangs protestanti stanno seminando il terrore nei quartieri a colpi di arma da fuoco e gli echi delle bombe di Londra sono arrivati anche a Belfast.
L’IRA ha fatto chiaramente capire di accettare il compromesso per arrivare ad una pace stabile e duratura, ma la prosecuzione del peace-process ora dipenderà dalle altre parti in causa: siamo sempre in Irlanda del Nord, perciò Paisley dovrà smettere di blaterare, la polizia dovrà fare in maniera limpida il proprio dovere ed i paramilitari lealisti dovranno mettere le pistole nelle fondine. C’è ancora molta strada da fare.
Reazione del governo
Il Segretario di Stato, Peter Hain, ha rilasciato il seguente comunicato ufficiale nel quale illustra la risposta del Northern Ireland Office, e, pertanto, del Governo in merito alla storica decisione assunta dal direttivo di Oglaigh na hEireann nella giornata del 28 luglio scorso. Nell’aprile del 2003, il Governo ha elaborato alcune proposte riguardanti la normalizzazione delle politiche inerenti la pubblica sicurezza nel paese, proposte da implementare qualora ricorressero le condizioni adatte.
In seguito al comunicato ufficiale emesso dall’IRA il 28 luglio scorso, è tempo adesso di dare inizio al suddetto processo nel più breve tempo possibile. Oggi, con le presenti dichiarazioni, sto rendendo pubblico il piano di normalisation concordato con il Chief Constable della PSNI e col General Officer Commanding (Northern Ireland) dell’Esercito Britannico. La mia unica ed impellente priorità è quella relativa all’incolumità ed alla sicurezza di tutto il popolo dell’Irlanda del Nord, e lo stesso vale anche per il Chief Constable e per il GOC.
Noi non autorizzeremo mai alcun atto che possa in qualche modo compromettere tutto ciò. Una volta riscontrato il clima politico favorevole e premesso che tale processo potrà essere completato all’incirca in due anni, se le condizioni saranno tali da favorirne lo sviluppo in un intervallo più breve, il Governo non esiterà ad accorciare i relativi tempi di realizzazione.
Il programma reso pubblico in data odierna vedrà la creazione di un contesto ambientale tale da permettere il ritorno ad un sistema di pubblica sicurezza convenzionale in tutte le sei contee. Aggiornamento dell’Allegato 1 alla Joint Declaration (Dichiarazione Congiunta fra i Governi di Londra e Dublino, nda). Questo documento contiene la versione aggiornata del programma c.d. di normalizzazione promesso dal Governo e dal British Prime Minister nella medesima giornata del 28 luglio scorso.
I passi che saranno ulteriormente compiuti durante tale processo, premesso che le attuali condizioni politiche siano mantenute, risultano essere i seguenti:
Nei primi otto mesi, in tale idoneo contesto, dovremo provvedere:
- allo sgombero ed alla successiva chiusura della base di Forkhill; alla rimozione della Torre Romeo 12 in South Armagh; allo smantellamento dell’osservatorio di Newtownhamilton. Tali lavori sono già iniziati e saranno definitivamente completati nei prossimi 6 mesi;
- alla rimozione del centro di osservazione di Divis Tower a Belfast e delle due torri di osservazione a Masonic nella contea di Derry/Londonderry. I lavori inizieranno questa settimana e saranno terminati in 6 mesi;
- alla successiva rimozione delle Torri G10 (Creevekeeran) e G20(Drummuckaval) in South Armagh. Tali lavori inizieranno nelle prossime settimane e saranno terminati nei prossimi 6 mesi; con la riqualificazione di entrambe le zone come Greenfield (parchi, nda) nel più breve tempo possibile;
- alla pubblicazione di uno strutturato piano di riduzione graduale delle truppe di stanza in Irlanda del Nord;
- alla continuazione della riforma delle stazioni di polizia, con azioni decise in seguito a consultazioni da tenere di concerto con il Policing Board, i District Commanders e le comunità locali di residenti, ivi incluse le de-fortificazioni di alcune delle 24 stazioni della PSNI.
Nei successivi 12 mesi, in tale idoneo contesto, dovremo provvedere:
- ad ulteriori de-fortificazioni delle stazioni di polizia; allo sviluppo di nuovi compiti di polizia, come ad esempio l’istituzione di pattuglie in bicicletta e l’apertura di sportelli di polizia aperti al pubblico;
- allo sgombero ed alla demolizione delle rimanenti Torri in South Armagh. Tali zone, esclusa quella appartenente alla Blue Light Communications sita a Crosleive, saranno tutte riqualificate come aree verdi (Grenfield) nel più breve tempo possibile;
- al progressivo ritiro di tutti i soldati dagli avamposti dove sono attualmente di stanza, insieme ai corpi di polizia, nelle contee di South Armagh (Crossmaglen, Newtownhamilton, Middletown), di Fermanagh e di Tyrone;
- alla rimozione della base militare sita all’interno della stazione di polizia di Maydown;
- alla riduzione delle truppe effettive in accordo al già pubblicato piano;
- alla reintroduzione del regime delle proprietà privata nelle zone rese in tal modo vacanti.
Negli ultimi 4 quattro mesi, sempre in tale idoneo contesto, provvederemo:
- ad una ulteriore implementazione della riforma delle aree di pubblica sicurezza, così come deciso dal Policing Board;
- ad ulteriori novità in materia di controllo del territorio da parte degli agenti di pubblica sicurezza, senza l’uso di veicoli blindati;
- allo sgombero ed alla demolizione dell’osservatorio sito a Rosemount, a Derry/Londonderry;
- allo sgombero, alla chiusura degli altri avamposti militari, in modo da far si che ne rimangano non più di 14;
- alla ulteriore riduzione dei soldati dell’Esercito e di agenti appartenenti ad altri corpi di Stato, ivi incluso lo scioglimento delle operational brigades, fino ad un numero di superiore alle 5000 unità. Il numero di tale contingente permanente logicamente sarà variabile in base alle esigenze che l’Esercito riterrà più opportune.
- alla abrogazione della specifica legislazione anti-terrorismo in vigore.