I libri fantasy

I libri fantasy

Una raccolta di libri del genere fantasy che ha l’Irlanda come ambientazione o ispirazione. Storia di celti e figure misteriose.

I Libri Fantasy trovano forte ispirazione nella mitologia Celtica. Ci sono molti romanzi che attingono nel mondo celtico e che suggeriscono fonte di ispirazione per serie fantasy.

Alcuni libri fantasy ritrovano i Celti, popoli indoeuropei che nel periodo di massimo splendore (IV-III secolo aC) erano estesi in un’ampia area dell’Europa, dalle Isole britanniche fino al bacino del Danubio.

Uniti dalle origini etniche e culturali, dalla condivisione di uno stesso fondo linguistico indoeuropeo e da una medesima visione religiosa, i Celti rimasero sempre politicamente frazionati; tra i vari gruppi di popolazioni celtiche si distinguono i Britanni, i Galli, i Pannoni, i Celtiberi e i Galati, stanziati rispettivamente nelle Isole Britanniche, nelle Gallie, in Pannonia, in Iberia e in Anatolia.

Portatori di un’originale e articolata cultura, i Celti furono soggetti a partire dal II secolo aC a una crescente pressione politica, militare e culturale da parte di altri due gruppi indoeuropei: i Germani, da nord, e i Romani, da sud. I Celti furono progressivamente sottomessi e assimilati, tanto che già nella tarda antichità l’uso delle loro lingue appare in netta decadenza.

L’arretramento dei Celti come popolo autonomo è testimoniato proprio dalla marginalizzazione della loro lingua, presto confinata alle sole Isole britanniche. Lì infatti, dopo i grandi rimescolamenti altomedievali, emersero gli eredi storici dei Celti: le popolazioni dell’Irlanda e delle frange occidentali e settentrionali della Gran Bretagna, parlanti lingue brittoniche o goideliche, le due varietà di lingue celtiche insulari.

Ballata irlandese

Ballata irlandese

“Non volevo andare in America, non volevo lavorare per Darkey White. Avevo le mie ragioni. Ma ci andai comunque”
Il leone d’Irlanda

Il leone d’Irlanda

Il romanzo di Morgan Llywelyn è un omaggio a una figura chiave della storia antica irlandese: il re Brian Boru.

Le antiche pietre di Dalriada

Le antiche pietre di Dalriada, di Diletta Nicastro (Il mondo di Mauro & Lisi), è il seguito de ‘Il complotto di Roma’ e prima parte della trilogia ‘Le nebbie di Meteora’, ottavo incarico dell’Ispettore Unesco Mauro Cavalieri. Il volume è una raccolta di sei storie: Primula Rossa vs Nigel Taylor, Il giorno dell’Etna, Come un leone, Le antiche pietre di Dalriada, Non ne rimarrà uno e La villa sul lago. Molti protagonisti noti (tra cui Mauro, Lisi, Kieran, Primula Rossa o l’amatissimo Jürgen Lohmann, tornato perché richiesto con insistenza da molti lettori) ed altri sconosciuti, che diventeranno dei pilastri nel nuovo capitolo della saga. Tra questi, il più importante è senz’altro l’agente della CIA Alexander Armstrong (Non ne rimarrà uno), chiamato a catturare Karim Usman Malik, il terrorista inglese di origine pakistana, mente dell’attentato al Selciato del Gigante sventato in Dio salvi il Gigante, e che ora è sulle tracce di Kieran Moynihan, unico testimone che può riconoscerne il volto. [Acquista il libro su Amazon]

La rivelazione dell’antica carta

La rivelazione dell'antica carta

MacKayla Lane era solo una bambina quando lei e sua sorella Alina furono date in adozione e bandite dall’Irlanda per sempre. Vent’anni dopo, Alina è morta e Mac è tornata nel luogo da cui era stata esiliata per dare la caccia all’assassino di sua sorella. Ma dopo aver scoperto di appartenere a una stirpe magica e maledetta, la ragazze verrà coinvolta nel millenario conflitto tra umani e immortali, in un turbine di eventi in cui nulla sembra esserle risparmiato. Quando la magia nera getta la sua ombra oscura sui destini di chi le sta vicino e una donna misteriosa infesta i suoi sogni, Mac si accorge di non potersi fidare più di nessuno. Non è certa neppure di sé stessa, né del destino che legge nei disegni neri e cremisi di un’antica carta dei tarocchi. Mac sa solo che la paura uccide, ma non sa ancora quanto può fare l’amore, e dovrà prepararsi ad affrontare l’ultima verità sul suo esilio e sul suo passato. [Acquista il libro su Amazon]

Ogam. Antico alfabeto dei celti

Ogam. Antico alfabeto dei celti

“Non ritengono opportuno trascrivere i loro sacri precetti. Invece per gli altri affari sia pubblici sia privati fanno uso dell’alfabeto greco”. Questo, secondo il noto resoconto di Cesare, il rapporto tra i Celti e la scrittura: praticamente inesistente. I dati archeologici concordano con quanto detto dall’autore del De Bello Gallico: relativi alla civiltà celtica nella fase antica sono giunti fino a noi pochi documenti scritti, la maggior parte dei quali sono iscrizioni su pietra, metallo, ceramica e altro materiale d’uso quotidiano. Nessun trattato religioso. Nessuna raccolta giuridica, nessuna opera letteraria o poetica. Nemmeno un manuale pratico. Perché?

È noto che, presso i Celti, gli unici e soli depositari della sapienza erano i druidi, cioè i membri della casta sacerdotale, separati nella società dalla classe dei cavalieri, dediti alla guerra.
Oltre ad espletare le ritualità religiose, i druidi conoscevano le erbe, gli astri e le forze della natura, e sapevano dominarle. Ricorda Cesare che essi «si interessano al culto, provvedono ai sacrifici pubblici e privati, interpretano le cose attinenti alla religione: presso di loro si raduna un gran numero di giovani ed essi sono tenuti in grande considerazione». Decidevano inoltre in quasi tutte le controversie pubbliche e private, stabilivano pene e risarcimenti ed erano responsabili dell’educazione dei giovani, a cui erano insegnate «molte questioni sugli astri e sui loro movimenti, sulla grandezza del mondo e della terra, sulla natura, sull’essenza e sul potere degli dei». A tutte queste capacità, dunque, i druidi univano – unici tra i Celti – la conoscenza dell’alfabeto e della scrittura. Ma non ne facevano uso, se non in casi eccezionali. Per quali ragioni?

I motivi di questa “idiosincrasia” sono chiariti dallo stesso Cesare: «primo, non vogliono che le norme che regolano la loro organizzazione vengano a conoscenza del volgo; secondo, perché i loro discepoli, facendo conto sugli scritti, non le studino con minore diligenza. Succede spesso infatti che, confidando nell’aiuto della scrittura, non si tenga adeguatamente in esercizio la memoria».

Mettere per iscritto un precetto religioso, una regola giuridica, una nozione qualsiasi era dunque per loro, al contrario di altri popoli come i Latini, i Greci, gli Etruschi, assolutamente sconsigliabile. Il rischio era che formule magiche, rituali o altre nozioni considerate segrete cadessero nelle mani sbagliate, con esiti forse funesti. Tuttavia, come si è accennato, testimonianze scritta prodotta dalla cultura celtica esistono. Una delle più antica di esse è un graffito su un vaso di ceramica databile al VI secolo a.C. e proveniente da una tomba di Castelletto Ticino (Varese): si tratta di un nome – XOSIOIO (“di Kosios”), con ogni probabilità l’indicazione di appartenenza del manufatto.

L’alfabeto usato era, come noto, derivato da quello etrusco di Lugano. Nel passo già citato, Cesare parla dello sporadico utilizzo, da parte dei druidi, dell’alfabeto greco, dato confermato dai ritrovamenti archeologici (monete, iscrizioni). Altri ritrovamenti, infine, dimostrano che in Gallia, almeno dal I secolo d.C., era largamente usata anche la scrittura latina, come risulta eclatante nel caso del grandioso Calendario di Coligny che, scoperto nel 1897, è un documento di eccezionale importanza, oltre che sul piano linguistico e storico, anche per la conoscenza di come i Celti computavano il tempo. E proprio il Calendario di Coligny, indirettamente, dimostra che i Celti, per quanto concerne questioni rituali o religiose, ricorrevano alla scrittura soltanto quando si sentivano minacciati nella loro identità e temevano che le nozioni da loro custodite con tanta cura potessero perdersi per sempre. Il Calendario fu messo per iscritto nel II secolo d.C., quando cioè la romanizzazione completa delle Gallie era ormai solo questione di tempo.

Diversa la questione per quanto concerne gli aspetti commerciali: in questi casi – si tratta di legende monetarie – l’uso della scrittura è invece espressione di una società urbanizzata o in via di urbanizzazione.

Etrusco, greco, latino: i Celti del continente non inventarono, per traslitterare le loro lingue, sistemi di scrittura autonomi, ma si limitarono ad adottare, con qualche variante per venire incontro a diverse esigenze fonetiche, quelli in uso presso altre culture, come avevano già fatto a suo tempo i romani e gli stessi greci.

Non così invece i Celti delle isole britanniche: qui le svariate competenze dei druidi – naturalistiche, astronomiche, religiose, esoteriche, culturali, persino filosofiche – fornirono lo sfondo per la creazione e la diffusione di un alfabeto che, sebbene sia accostabile ad altri sistemi di scrittura in vigore presso altre civiltà europee, può essere considerato un’invenzione originale: l’alfabeto ogamico.

Di cosa si tratta esattamente? Di un alfabeto composto da 20 lettere divise in 5 gruppi di 4 ciascuno, incise su una superficie rigida, legno, osso e pietra. La particolarità dell’ogam rispetto ad altri alfabeti è che le lettere non hanno un aspetto, per così dire, “alfabetico”, ma sono costituite da tacche incise orizzontalmente, verticalmente e obliquamente rispetto allo spigolo, oppure sotto forma di punto. Un sistema utilizzato dal III-IV secolo d.C. fino alle soglie dell’età moderna in Irlanda, in Galles, in Cornovaglia, in Scozia e sull’Isola di Man solo per scrivere epitaffi su pietre tombali o segnalazioni di proprietà su cippi di confine. Ma chi inventò questo sistema di scrittura così poco pratico? Quando fu ideato? Perché? E con quali scopi?
E’ quello che ho cercato di spiegare in Ogam. Antico alfabeto dei Celti, pubblicato per i tipi della Keltia Editrice di Aosta.

Non esistono, in Italia, studi dettagliati né monografie complete sull’argomento, e a dire il vero anche il problema più generale delle lingue e degli alfabeti in uso presso i Celti è stato affrontato solo di recente in maniera più o meno approfondita da studiosi del nostro Paese. Le ragioni di questo ritardo rispetto, ad esempio, al mondo anglosassone, francese e tedesco, non sono facilmente individuabili. Al di là delle ricerche che però sono rimaste confinate nell’universo ristretto degli specialisti, è solo negli ultimi quindici anni, cioè dopo la grande mostra ospitata nel 1991 a Venezia nella splendida sede di Palazzo Grassi, che anche in Italia l’attenzione di un numero sempre crescente di studiosi (e del grande pubblico) è stata attirata dai Celti, popolazione a lungo (e a torto) considerata marginale nella storia della Penisola (quando non addirittura dell’Europa).
In questo lavoro ho quindi cercato di ricostruire la storia e il senso dell’Ogam, dalle sue oscure origini al suo declino, fornendo anche un quadro generale delle lingue celtiche antiche (e moderne), nel cui contesto l’Ogam si è originato e sviluppato. Per farlo mi sono basata su mie ricerche originali, ma anche su studi (sempre, purtroppo, parziali) pubblicati in passato e di recente in Francia e nelle Isole britanniche: materiale irreperibile in Italia al di fuori degli Istituti di Filologia e di Glottologia delle Università. [Acquista il libro su Amazon]

Giunchiglia, il tomo sacro

Giunchiglia, il tomo sacro

Dolcissima ed ingenua, maliziosa ed innamorata, Giunchiglia, il Tomo sacro  è la protagonista principale di questo fumetto in cui si mescolano il fantasy ed erotismo, avventura e magia. Nata dalla fantasia di Giuseppe Manunta, autore cui l’etichetta di fumettista erotico sta decisamente stretta vista la poliedricità delle sue realizzazioni, la serie giunta ora al secondo volume racconta le peripezie di un gruppo di personaggi assai particolari, le cui vite, per un motivo od un altro, sono rocambolescamente animate proprio dalla presenza della bella Giunchiglia. Nata dalla relazione tra una donna umana, Margareth, ed il re del Popolo della Foresta, Cernunno, soffre per la sua diversità fisica (ha la coda ed un minuscolo paio di corna) che la fa apparire come una creatura demoniaca agli occhi di molti. Tra questi purtroppo il principe Link, di cui è innamoratissima. [Acquista il libro su Amazon]