Economia
Alla scoperta dell’economia dell’Irlanda, con un approfondimento sulla crisi economica e la ripresa della Tigre Celtica.
L’Irlanda non dispone di grandi risorse naturali e per questo, soprattutto in passato, si è appoggiata molto alla Gran Bretagna. I settori più importanti dell’economia irlandese riguardano l’industria (38,3%), la comunicazione (17,4%), l’amministrazione pubblica, la sanità, la difesa, l’istruzione, e l’assistenza sociale (10,5%). Nel complesso la maggior parte delle esportazioni dell’Irlanda sono dirette all’Europa (40%), mentre tra i paesi extra-UE ci sono appunto Stati Uniti e il Regno Unito.
Settore primario, secondario e terziario
Il destino dell’Irlanda è ora legato all’Europa, mentre in passato il punto di riferimento è stata l’Inghilterra. Sul piano economico, a trainare, c’è il settore industriale con forti investimenti e contributi che negli anni lo hanno rilanciato. L’Irlanda ha saputo cambiare rotta, passando dal mercato agricolo a un’economia che guarda al futuro. Non a caso i grandi investimenti in Irlanda riguardano ambiti nuovi quali informatica e tecnologia. Ovviamente l’agricoltura in Irlanda è presente con ovini, bovini e cavalli che costituiscono il 49% dell’intera superficie nonché una forza lavoro del 7% della popolazione attiva. L’orzo, richiesto dal mercato della birra e del whisky, si produce insieme ad avena, frumento, patate e barbabietole da zucchero. Guardando all’industria, concentrata a Dublino e dintorni, i settori trainanti riguardano la produzione chimica, con concimi e fertilizzanti, il tessile, con lanifici e cotonifici, e poi ovviamente distillerie e birrifici. Molto importante in Irlanda è il settore tecnologico con un forte incremento soprattutto nei grandi centri: Dublino, Cork e Belfast.